I Segreti di Notre Dame

“I segreti di Notre Dame” è uno spettacolo che parla di diversità: intesa come un dono.  Lo possediamo  tutti, ci caratterizza, ci completa e  va rispettato nelle altre persone, condividendolo come se fosse un tesoro da scoprire… non come un male da estirpare!!!

Con questa presentazione abbiamo messo in scena quello che fino ad oggi, è stato il progetto più ambizioso che abbiamo mai realizzato. Un progetto che  ha richiesto, da parte nostra, un impegno notevole sia dal punto di vista interpretativo che scenico.
Quasimodo, il misterioso campanaro di Notre Dame; Frollo, il perfido Cardinale di Parigi; e poi la bella zingara Esmeralda, il coraggioso capitano Phoebus, gli esilaranti Gargoyles… Con l’impegno di tutti abbiamo ottenuto un risultato sorprendente che, forse, non ci saremmo mai aspettati.
E ognuno nelle sue particolarità e nelle sue capacità è stato determinante per raggiungere questo risultato, rispecchiando completamente la filosofia che  caratterizza la morale stessa dello spettacolo:

…. la diversità completa e arricchisce!!!

E ciò si è espresso negli sforzi di chi ha preparato i dialoghi; ha scritto i testi delle canzoni;  ha caratterizzato i personaggi; ha confezionato i costumi di scena e ha realizzato le scenografie.

Parlando di queste ultime, non ci si può dimenticare, la facciata della Cattedrale di Notre Dame che è stata disegnata su un telo mobile. Quest’idea ci ha permesso di realizzare una doppia profondità di scena e, al tempo stesso, la velocità nel suo cambiamento, In questo modo lo spettacolo si è svolto senza interruzioni in quanto, anche a sipario chiuso, gli attori erano sempre in scena.
Una bella innovazione tecnica…
Per la prima volta, inoltre, ha partecipato allo spettacolo la scuola di danza Alyat Danza che, con i suoi balletti e le sue coreografie, ha dato uno spunto emotivo di grande effetto a tutta la storia.
Una carica di energia veramente sorprendente!

Alya Rojas, la direttrice della scuola di danza, ci confida:

Quando mi hanno proposto di entrare a far parte del gruppo teatrale “Sulle ali della fantasia”, come coreografa, i motivi che mi hanno portato ad accettare con entusiasmo sono stati diversi.
Prima di tutto l’aver conosciuto persone ricche d’umanità, di voglia di lavorare insieme e di  impegnarsi seriamente, sia nelle prove che nello spettacolo stesso. Per me, che ho lavorato come danzatrice e come coreografa in una compagnia di professionisti, questa è risultata una nuova e stimolante esperienza. 
E’ stato determinante, per la mia decisione, anche conoscere lo scopo che anima il gruppo teatrale, ossia la beneficenza.

Il fatto, poi, di portare in scena gli spettacoli anche nell’aula magna dell’Istituto G. Gaslini, davanti ai bambini ricoverati e ai loro genitori, è stata una emozione unica e irripetibile, per me ma anche per le mie allieve che pur emozionandosi tantissimo, hanno lo stesso dato il massimo, per trasmettere al pubblico la loro vitalità e il loro impegno.
Ho sempre pensato, inoltre, che queste ragazze, oltre ad imparare la tecnica e l’interpretazione della danza, debbano avere la possibilità di creare, anche loro,  delle coreografie. La collaborazione con il gruppo teatrale è stata l’occasione per farlo (naturalmente sotto la mia guida)  e questa esperienza è stata importante.

I personaggi simbolo della storia sono Quasimodo e Frollo: due realtà umane profondamente diverse.
Uno “mostro” fuori; l’altro, il vero cattivo di cui aver paura, “mostro” dentro.
Essi si incontrano e, in un certo senso, si scontrano per tutto il tempo, al cospetto della Cattedrale che, silenziosa, sta a guardare.
Ma, in fondo, è lei la vera protagonista di questa storia. E’ la Cattedrale di Notre Dame che, sullo sfondo della scena o in primo piano, non guarda alle diversità delle persone, ma al loro cuore e ascolta e giudica il bene e il male.  E’ lei che assiste chi le chiede un consiglio o cerca la speranza di un perdono e punisce, invece, chi fa della cattiveria e del peccato, gli strumenti per fare del male intorno a sè.

E’ lei a nascondere tra i suoi segreti, Quasimodo, il “quasi uomo” che, nella sua semplicità, è consapevole di quanto sia limitata la sua vita fra le mura della sua prigione, che tale non appare…
E allora il suo desiderio di essere libero e di avere una vita normale è per lui un sogno che, finalmente, si sta per realizzare e lo esprime in questa canzone:
Via di qua

Non vivrò, chiuso tra i pensieri
me ne andrò per conoscerli…
un bel dì vorrei incontrarli… e saprei
liberarli insieme ai giorni miei

via di qua, dalla mia oscura sorte
via di qua, in mezzo a tanta gente
via di qua, consumerò ogni istante
che vivrò nel mondo fuori…

via di qua, dalla mia oscura sorte
via di qua, in mezzo a tanta gente
via di qua, da queste mura storte
troverò, l’amore un giorno

via di qua, cambiando il mio orizzonte
via di qua, correndo a braccia aperte
sentirò
il vento sulla fronte
e troverò, la pace dentro me

via di qua, seguendo la coscienza
via di qua, da questa sofferenza
via di qua, da queste mura storte
troverò
l’amore un giorno
e vivrò
per sempre via di qua.
Momenti divertenti si alternano, dinamicamente, a momenti di notevole drammaticità lungo tutto lo spettacolo.
In questo senso, sono molto significative, alla fine della storia, le parole dello spirito della mamma di Quasimodo:

«Dormi Quasimodo, dormi…
La giornata è stata lunga e importante…
Oggi hai conquistato la liberta, l’amicizia e l’affetto di tutti quelli che ti circondano…
Parigi intera ha scoperto che non sei un mostro, che il campanaro di Notre Dame
è un uomo dolce e coraggioso e ora nessuno
avrà più paura di te e della tua diversità.
Si, perché esse non sono né colpe, né limiti…
né per te,  né per gli altri…

Infatti siamo tutti diversi!!!
Per milioni di motivi e non solo perché
siamo o non siamo storpi o zingari,
per il colore della nostra pelle o per il Dio nel quale crediamo!!!
Siamo diversi, come le stelle nel cielo…  ma brilliamo tutti allo stesso modo davanti all’amore.
E allora accendiamo questo cielo della vita
 e camminiamo nei nostri giorni mano nella mano
 con le nostre diversità…
senza rinnegarle, senza nasconderle,
senza schernirle o perseguitarle…
Ora che non devo più proteggerti, figlio mio,
 posso lasciarti seguire la tua strada…
e volare via nel vento,
come è nel mio animo di zingara…
E Notre Dame non avrà più segreti adesso… o quasi!!!
  Ti voglio bene, Quasimodo.
Addio figlio mio.. addio!!!».

Con questo monologo, abbiamo esplicitato  l’importanza di saper accogliere e non giudicare chi, per razza o per lingua o costume, o semplicemente perché meno fortunato, è diverso da noi.

E abbiamo convenuto che, se tutto questo fosse considerato, nel mondo non ci sarebbero guerre, fame e distruzione..